Cosa sono le « Guerre mondiali ? »

 

1815-1956: La parabola geopolitica della « potenza europea ». 2

Le Origini -  117-1815 - L’Impero, le Nazioni, i Popoli da Traiano a Napoleone. 2

1815-1870 PRIMA FASE – L’Europa delle « potenze ». 10

 

- La riorganizzazione intracontinentale delle identità geopolitiche del bacino eurasiatico.  Il G5 : Russia, Gran Bretagna, Francia, Germania (Prussia), Austria (impero austro-ungarico). 10

- Le Nazioni - 11

L’esplosione centripeta dell’economia europea e i germi dell’inter-nazionalità. 12

1870-1914 SECONDA FASE.  L’ « Epoca dell’Imperialismo » . 14

 

La trasmutazione dell’equilibrio eurasiatico : dal G5 centripeto alla bipolarità centrifuga dei due blocchi (G6) : l’extraterritorializzazione economica, finanziaria e geopolitica dell’epoca imperialista. 15

 

1873 : Patto dei Tre Imperatori (D-Aus-Rus) - Il G5 centripeto e instabile. 15

1893 Duplice Alleanza  (Francia-Russia) - 1907 Triplice Intesa (Francia-Russia-Gran Bretagna) 19

Il G6 centrifugo ed esplosivo. 19

 

Imperi e Frontiere. 21

Gli imperi 21

I nuovi imperi 21

I vecchi imperi 26

                  La « Questione d’Oriente », la « depressione slava » e la penetrazione europea in Africa del Nord. 26

Le Frontiere. 27

L’ « Impero » americano. 28

La « Frontiera »  europea. 30

 

...... L’esplosione  centrifuga dell’economia europea - La « Seconda Rivoluzione Industriale » -  Interessi multi-nazionali e masse inter-nazionali. 32

TERZA FASE -  1914-1956. La formazione del mondo in tre blocchi. 37

 

La fine della Civiltà europea.  Dall’equilibrio delle potenze all’opposizione delle Ideologie. 39

1815-1917 – « Restaurazione » e Epoca dell’Imperialismo : il mondo delle Potenze. 39

1917-1945 Collasso ed Epoca delle Democrazie/Totalitarismi ideologici e imperialisti. 40

 

 


1815-1945 : La parabola geopolitica della « potenza europea »

 

 Il « mondo » delle « guerre mondiali » è, per la prima volta nella storia conosciuta del genere umano, il pianeta Terra nella sua totalità : gli spazi storicamente interessanti (e cioè interessanti da tutti i punti di vista che hanno un peso immediato sia per lo storico, che per l’economista, l’uomo politico e l’uomo ordinario) sono ormai distribuiti sulla superficie intera del globo.

Per ben cogliere l’insieme dei fattori e dei problemi che al presente unificano l’orizzonte del nostro spazio « globalizzato », bisogna primariamente seguire nelle sue tappe principali l’ultimo periodo che ha condotto a questa unificazione planetaria. Questo ultimo periodo si estende dal Congresso di Vienna (1815) alla fine della Seconda Guerra Mondiale (1945). Nella sua articolazione interna, vi si possono distinguere tre fasi principali che scandiscono l’organizzazione geopolitica del « mondo ».

 

 

 

Le Origini -  117-1815 - L’Impero, le Nazioni, i Popoli da Traiano a Napoleone.

 

Queste tre fasi seguono a una storia bimillenaria che coinvolge l’intero pianeta in una trasformazione complessiva che ha luogo in una griglia di coordinate geografiche, politiche e ideali capace di orientare la lettura di tutto quello che è accaduto negli ultimi due secoli. Per intendere le forze attive che conducono le trasformazioni del periodo 1815-1945 si deve guardare a  due milleni fa, quando il mondo si presentava diviso in tre bacini imperiali di civiltà :

 

·        l’Impero Cinese ;

·        la regione Persia/Mesopotamia/India

·        l’Impero Romano, nel  bacino del mediterraneo.

    

Per raccontare come sono andate le cose è tuttavia necessario privilegiare un soggetto geopolitico rispetto agli altri, e cioè concentrare l'attenzione  sul teatro del bacino del Mediterraneo, per allargarla via via  al resto del mondo (regione eurasiatica, Americhe, continente africano).

    

 Per rendere più immediatamente comprensibile ed efficace questo approccio, consideriamo delle nozioni che essenziano la nostra storia contemporanea.

 Il Terzo  Impero – Reich tedesco

Il Secondo Impero francese

 

Il Terzo Reich tedesco è l'esito della successione:

 

 

IIIIII

 

I) - Sacro Romano Impero (800 dC – Incoronazione di Carlo Magno a Soisson – 1806 Caduto sotto Bonaparte)

II) - Secondo Reich (1871- Guglielmo I Hohenzollern  di Prussia incoronato a Parigi dopo la vittoria nella guerra Franco-Prussiana contro la Francia di Napoleone III a Sedan – 1918 - Caduto con la sconfitta della Prima Guerra Mondiale)

III)  – Terzo Reich – (1933 Hitler cancelliere – 1945 Caduto per la sconfitta nella Seconda guerra Mondiale)

                                            

 

Il "Secondo Impero" Francese appartiene alla successione

 

I)  Impero Napoleonico (1804 Napoleone Bonaparte – 1815 Waterloo ) 

II)     Secondo Impero – (1852 Napoleone III – 1870 Sedan)

                                        

 

Il Sacro Romano Impero si dilegua nel 1806 soppiantato da Napoleone I,  mentre nel 1871  viene fatto rivivere da Bismark-Guglielmo I. Ma lo stesso Sacro Romano Impero nasce come erede del primo Impero che ha conquistato la regione meditarraneo/nordeuropea che stiamo considerando, e cioè l’Impero Romano. 

 

Seguiamo allora l'intero percorso che struttura l'evoluzione di questa zona geopolitica.

 

L’evoluzione geopolitica del bacino euro/mediterraneo a partire dall’Impero Romano nella sua massima estensione (117 – Traiano) può essere scandita nelle tappe seguenti.

  

I)                   117 – Impero di Traiano - l'intero bacino del Mediterraneo

II)                  

 

Il confine NORD segue la linea Reno-Danubio. NB ! Questo confine, con l’aggiunta della zona tra il Reno e l’Oder – e cioè della « Germania » -  resta da due millenni il confine del mondo europeo, rispetto al mondo degli Slavi del Nord – La zona Oder-Vistola è l’eternamente contesa e « spartita » zona della Prussia Orientale/Polonia, Che chiameremo Prima zona di Depressione. 

 

 

II)   284 (Diocleziano) - Divisione Ovest/Est in Impero Romano d’Occidente e Impero Romano d’Oriente.

 

 

 

La linea di separazione passa sulla congiunzione Sava/Drina.

NB! – La confluenza Sva/Drina resterà per sempre una zona cruciale: è l’attuale confine inferiore della Bosnia. La chiameremo Prima zona di Frizione.

 

        III)   Islam  (632-750)   divisione Nord/Sud.

 

 

 

L’Impero Romano (ora confinato nella parte Nord del bacino del mediterraneo) diventa ad Ovest « Sacro Romano Impero » (800 dC- Carlomagno) ad Est « Impero Bizantino » (nel 1050).

 

IV) Il mondo medievale si divide dunque in tre zone di civiltà :

 

SUD     -  l’ Impero Islamico ; 

 

NORD  - OVEST  il Sacro Romano Impero +Papato/Normanni (l’ « Europa »)

                  EST     l’Impero Bizantino

 

    

 

V)                            Nel 1453 I Turchi Ottomani (Islam) espugnano Costantinopoli e stabiliscono l’Impero Ottomano. D’ora in poi si avrà, nel bacino mediterraneo, solo un Nord (l'Europa) e un Sud (Impero Ottomano)

 

 

 

 Nel 1815 l’Impero Ottomano al suo confine Nord penetra nel fianco Sud-Est dell’Europa (Lombardo veneto/Impero Austriaco) attraverso la spina della Bosnia (limiatata da Sava-Drina) presa nella tenaglia della Croazia (chiamato lo « stato dei presidi » dell’Impero Austriaco). Link1

 

 

Nel corso del XIX sec. – dopo il Congresso di Vienna – L’Impero  Ottomano comincia a indebolirsi e cedere, creando tre zone fondamentali di depressione/frizione 

 

-                           Il Nord-Africa - che fronteggia l’espansiva Europa a Sud alle soglie dell’espansione imperialista 

-                           I Balcani - che fronteggiano l’espansiva Europa a Est e l’espansivo Impero Russo a Sud-Ovest (Questione balcanica)

-                           La zona centro-asiatica del Caucaso – che fronteggia l’espansivo Impero Russo a Sud (« Questione d’Oriente »)  Link2

 

 

L'Europa

I Franchi, la Chiesa, Il Sacro Romano Impero (750-814)

 

Il Sacro Romano Impero configura una realtà geopolitica unificata ( e dunque potenzialmente divisa) sotto quattro principii:

Due principi universali: l' Impero  - erede di Roma - e la Chiesa

Due principi particolari: il popolo/nazione (Franchi dell'Est dell' Ovest) - e la dinastia (Carolingi - e poi Ottoni etc.).

Carlomagno - Re Carolingio del popolo dei Franchi   - unifica il Regno Franco condiviso secondo eredità col fratello Carlomanno. Diventa poi Patricius Romanus - protettore della Chiesa di Roma -e infine Imperatore del "Sacro Romano Impero"

 

 

La nascita del  Sacro Romano Impero rappresenta dunque il costituirsi di un nuovo asse geopolitico all'interno del bacino del Mediterraneo: l'asse Nord-Sud Papato/Impero. Questo asse si costituisce per la presenza a Sud degli Arabi, e per la difficoltà che questo comportava per l'Impero Romano d'Oriente (Costantinopoli) a proteggere la penisola italica e il papato dalle invasioni barbariche.

Nell'814 - morte di Carlo Magno, si vede costituito il bacino del Mediterraneo  nella sua TRI-partizione: NORD - Europa - asse Nord/Sud Impero/Papato - SUD - Arabi - EST - Bisanzio (Impero Romano d'Oriente- )

 

 

 

Il Trattato di Verdun (843)

 

 

I tre figli di Carlomagno (Ludovico il Germanico, Lotario I, Carlo il Calvo) eredi dinastici del regno franco si spartiescono il territorio del Sacro Romano Impero con il Trattato di Verdun dell' 843

 

 

 

 

 

La tripartizione del territorio europeo non si limita al criterio personale (un figlio / una "fetta"), bensì applica i diversi principi di sovranità che sono in gioco.

A Lotario va la zona centrale Nord/Sud della Lotaringia dall'estremo nord fino a tutto il territorio italiano (da cui "Lorena")  e il titolo di Imperatore e dunque di Patricius Romanus.

Carlo il Calvo diventa il re di dinastia carolingia del popolo dei Franchi dell'Ovest.

Ludovico il germanico diventa il re di dinastia carolingia del popolo dei Franchi dell'Est

    La "Lotaringia" come territorio geopoliticamente autonomo scomparirà sotto la pressione dei "Franchi dell'Ovest" (che diverranno i Francesi di Francia) e dei "Franchi dell'Est" (che diverranno i Tedeschi della Germania) : Verdun si presenta dunque per ragioni geo-storiche come il cuore di una zona di frizione millenaria (nell'814 muore Carlo Magno - nel 1916 250.000 uomini tra "Franchi dell'Ovest" e "Franchi dell'Est" muoiono senza avanzare diun passo né da una parte né dall'altra).

    Questa zona è una zona tanto di unione di re e popoli (Franchi dell'Est/Overst) che di divisione di ceppi etnico/linguistici (Francesi e Germanici).

 

 

 

 

    Un unico Impero nasce dunque a un tempo come erede dell'Impero Romano e paladino della Chiesa Universale (katholikòs = universale) dal seno di un popolo e una dinastia (Il popolo dei Franchi e la dinastia Carolingia) che immediatamente sono pronti a dividersi in due ceppi etnico-linguisti (il popolo francese e il popolo tedesco) e due tradizioni dinastiche, dopo la fine dei Carolingi (887) : i Capetingi in "Francia" e gli Ottoni in "Germania".

    Tutti questi saranno d'ora in poi principi eterogenei tanto di unità che di divisione. Il titolo di Imperatore passerà di dinastia in dinastia, di popolo in popolo, distillando un' idea ora unitaria e coesiva rispetto all'Universalità della Chiesa, ora antagonista e oppositiva.

 

Continua...

 


1815-1870 PRIMA FASE L’Europa delle « potenze ».

 

 

- La riorganizzazione intracontinentale delle identità geopolitiche del bacino eurasiatico.  Il G5 : Russia, Gran Bretagna, Francia, Germania (Prussia), Austria (impero austro-ungarico).

 

Le potenze europee da considerare in questo periodo sono quelle di un G5.

 

Esse dirigono la loro attenzione sul continente con il doppio fine :

I -  da un lato, il  mantenimento di un equilibrio stabile :

 è il caso soprattutto della Gran Bretagna, che dalla sua apparizione sulla scena internazionale – XVI secolo – non è mai stata interessata ad un’egemonia territoriale sull’Europa continentale, mirando piuttosto a un’espansione commerciale e coloniale sul globo in seguito alle scoperte geografiche di questo stesso secolo,

II -  dall’altro lato, di un’effettiva egemonia sul territorio della vecchia Europa , e questo è il     caso :

 A)    Della Francia del Secondo Impero, che in questo periodo comincia ad essere ossessionata da quello che sarà chiamato il suo « revanchisme » : una sete di riscatto che non trae la sua origine  primariamente dalla catastrofe di Sedan nel 1870 (contro la Prussia), ma dalla sconfitta che aveva subito l’esito imperiale della repubblica rivoluzionaria, ereditando le ambizioni assolute della monarchia dei secoli post-feudali. Il Congresso di Vienna aveva isolato la forza di espansione francese che si identificava ora con le vittorie e le conquiste nazional-repubblicane-rivoluzionarie-imperiali di Napoleone : si può ben dire che la prima manifestazione « revanscista » dei francesi sia la formazione del Secondo Impero (1852 – Napoleone III) e il perseguimento degli obiettivi di egemonia continentale (guerre di Napoleone III contro Austria e Prussia).

 B)     Della Prussia, che si occupa di veicolare il processo dell’unificazione tedesca sotto un nuovo principio allo stesso tempo nazionale e imperiale dopo la caduta, sotto i colpi dell’impresa napoleonica, del Sacro Romano Impero Germanico (1806).

 C)     Della Russia, che da un secolo preme ai limiti orientali dell’Europa continenale : al nord, per appropriarsi dei territori polacchi, al sud premendo nella direzione del mondo slavo e ortodosso dei Balcani, in seguito alla disgregazione lenta ma inesorabile dell’Impero Ottomano.

 La dinamica delle trasformazioni geopolitiche dell’area interessata deve essere identificata :

 Nella sua logica unitaria come una dinamica centripeta.

Nella sua identificazione geografico-storica, secondo il duplice modo in cui le zone di interesse comune si distribuiscono : da un lato le « zone di depressione », dall’altro le « zone di frizione ».

 Nessuna delle potenze europee (per il lato asiatico della Russia si deve fare un altro discorso) mira già a un’espansione della sua potenza politicamente sovrana nei territori extra-europei. Tutto quello che in questo periodo si presenta come un’espansione al di là del territorio europeo, o ha un carattere puramente commerciale, economico e protomigratorio, o risponde a un interesse di auto-assicurazione in un quadro di forze che comunque convergono al centro.

La Gran Bretagna, per esempio, è già massicciamente presente in India, ma non sotto la bandiera imperiale della regina (la regina Vittoria diventa Imperatrice delle Indie Orientali solo nel 1877), bensì sotto l’insegna della Compagnia delle Indie Orientali (commerciale e privata) ; la guerra inglese contro la Cina (guerra dell’Oppio) è pure una guerra il cui scopo non è che l’apertura di un mercato. Un’altra guerra extraterritoriale – la guerra di Crimea (1853) – vede l’intervento franco-anglo-italiano a fianco delle mire espansioniste russe, ma questo soltanto per il ristabilimento di un equilibrio (Gran Bretagna), la ripresa di un protagonismo intraeuropeo (Francia) e la conquista dell’indipendenza nazionale (Italia).

La sequenza dei conflitti europei di questo periodo è scatenata dalla Francia di Napoleone III : la Francia diventa nel 1852 il primo dei nuovi imperi di questa fase della nostra storia : il cosiddetto Secondo Impero, secondo l’ordine Napoleone I - Napoleone III.

La Francia di Napoleone III si getta nel 1850 contro la Russia e nel 1859 contro l’Austria.

 

Dal canto suo anche la Prussia di Bismark si getta nel 1866 contro l’Austria, diventando il rappresentante ufficiale della causa nazionale tedesca : nel 1871 la Prussia diventerà a Versailles – e dunque alle spese del Secondo Impero francese – il Secondo Impero tedesco, secondo la lettura della storia europea che ci proporrà il cancelliere Adolf Hitler al momento della creazione del « terzo impero (Reich) tedesco, con la sequenza Carlomagno – Guglielmo I – Adolf Hitler.

 

- Le Nazioni -

 

Le Nazioni e i Popoli cominciano ad esistere e intevenire nella Storia. In questo vorticare di fenomeni diplomatici e  politici assistiamo da un lato all’oggettivo formarsi di nuove realtà nazionali (come l’Italia e la Germania) per l’opera di tessitura diplomatico/militare di statisti (Bismark,Cavour) che hanno saputo sfruttare l’epoca 1848-1870 e i suoi valori liberali, liberisti e borghesi, e dall’altro all’ideologico costituirsi del valore ideale della « nazione ». Le Guerre di Indipendenza italiane hanno ovviamente dovuto fondarsi sull’accensione degli animi al valore che lo statista perseguiva nei gabinetti diplomatici. Il Risorgimento è l’affermazione e il destarsi dell’Idea di Nazione Italiana (« l’Italia s’è desta ») : senza un popolo risorgimentale e l’immediata efficacia guerriera dell’Idea di Nazione Italiana e di Suolo Patrio, da purificare (distillare) dalla presenza dello straniero , non si sarebbe potuto avere alcuna unità nazionale, per quanto la tessitura diplomatica potesse sforzarsi di ottenerla.

Il XIX secolo è complessivamente  l’epoca dei « Risorgimenti ». A ondate successive le Nazioni e i loro Popoli si destano dando vita a un complessivo fenomeno di distillazione interna al complesso geopolitico del territorio europeo : dal seno dell’Europa restaurata degli Imperi e dei Regni  sorgono focolai di coscienza nazionale e di popolo. I Re (come i Savoia in Italia) e i Re-Imperatori (come gli Hohenzollern di Prussia) che si mettono al servizio di questa nuova coscienza nazionale e popolare, diverranno i capi delle nuove Nazioni, mentre i regnanti che osteggeranno questa spinta troveranno la fine effettiva o sostanziale della loro vicenda storica : come Metternich in Austria,  Federico Guglielmo IV di Prussia - che nel 1849 rifiuta la corona imperiale offertagli dall’Assemblea di Francoforte degli stati tedeschi -   i Borboni, e il Granduca di Toscana in Italia.

 

 

·        Nel 1811-1830 si affermano le nuove nazioni dell’ America Latina e dell’America Centrale,  liberandosi dal dominio spagnolo e portoghese (Venezuela, Colombia, Argentina, Cile, Perù, Uruguay, Paraguay, Bolivia, Equador, Brasile). Ad opera di eroi risorgimentali come Simon Bolivar e José de San Martin.

·        Negli anni 1815-1829 insorgono i Serbi e i Greci contro l’Impero Ottomano. Con la Pace di Adrianopoli la Grecia ottiene la sua indipendenza (nasce la Questione d’Oriente)

·        Nel 1820-29 nasce l’Idea della Grande Illiria (una nazione Ungherese/Croata autonoma e indipendente, in contrasto tanto con l’Impero Ottomano che con l’Impero Austriaco)

·        Nel 1848  (la « Primavera dei Popoli »)

 

A)      L’ Ungheria nazione, si rivolta contro l’Impero Austriaco (mentre si rivolta anche il popolo ceco a Praga)

B)     I) Si riunisce il primo Congresso Slavo in cui si fa sentire una coscienza Yugo(sud)-Slava. Nella sessione plenaria viene approvato il “Manifesto dei popoli europei”, nel quale si chiede la trasformazione dello stato austriaco in una federazione di popoli su una base di eguaglianza e si denuncia la politica oppressiva degli ungheresi contro i popoli slavi.  II) La Bulgaria fa sentire la sua voce nazionale. Durante la prima metà del secolo, anche in Bulgaria si manifestano i primi passi di una coscienza nazionale: i ricchi mercanti bulgari emulano i colleghi greci e creano scuole laiche, essendo il clero troppo ellenizzato o troppo ignorante. Allo sviluppo dell’insegnamento si accompagna la nascita della stampa bulgara. III) La questione nazionale Croata è sostenuta dal vescovo di Djakovo Josip Juraj Strossmayer, convinto sostenitore del progetto che doveva fare della Croazia la Toscana della futura “Jugoslavia”… (per le vicende nazionaliste balcaniche 1815-1914)

C)    L’ Italia combatte la sua Prima Guerra di Indipendenza

D)    L’assemblea pangermanica di Francoforte tenta l’unificazione imperiale della Nazione Tedesca, offrendone la corona a Federico Guglielmo IV, che la rifiuta.

 

La Nazione diventa dunque un’ entità direttamente attiva e operativa a tutti i livelli delle trasformazioni storiche reali cui assistiamo (popoli, regnanti, rivoltosi, potentati economici, individualità eroiche…), mentre la difesa della libertà e indipendenza della Patria Nazionale  diventa un valore transnazionale, tanto che il mondo si popola di Eroi dei due Mondi : l’inglese Lord Byron e l’italiano Santorre di Santarosa muoiono entrambi per l’indipendenza greca, Garibaldi combatte prima per l’Uruguay, poi per l’Italia, mentre poeteggia come Byron stesso.

 

 

L’esplosione centripeta dell’economia europea e i germi dell’inter-nazionalità

 

 

Il mondo della fase 1815-1873 (l’Europa restaurata-e-liberale delle Nazioni e dei popoli)  è un mondo insediato su determinati valori e direttrici di azione - che orientano le politiche delle singole potenze - e sulla base di determinate teorie su quali siano gli oggettivi motori della storia.  I potenti ritengono che la Storia proceda in un certo modo, e agiscono sullo scacchiere geopolitico del mondo sulla base della loro convinzione su quali siano i fattori del divenire storico. Così Bismark/Guglielmo I certamente ritengono che la Storia sia la Storia delle nazioni/popoli e delle Potenze (a differenza di Federico Guglielmo IV), e su questa base creano un sistema di potere e di alleanze e guerre che conduce alla creazione della Nazione tedesca. D’altra parte Bismark non ritiene che il Mondo come tale sia un motore irriducibule della Storia, come la Nazione (e la Kultur), e per questo motivo la sua Realpolitik non registra l’avvenuta mondializzazione dei rapporti internazionali, che rendono possibili alleanze tra sistemi interni di governo del tutto eterogenei. La Weltpolitik della Germania di Guglielmo II seguirà invece direttrici polarmente opposte, orientate da una visione della storia e dell’ economia conforme a quanto stava succedendo nel resto del mondo.

 

A) Il mondo europeo del 1848/1873 è liberale in politica, borghese nella dimensione sociale, e liberista nell’economia. L’attenzione egemonica centripeta delle « potenze » concentrata sui territori interni all’Europa ha come effetto economico (produttivo e finanziario) la realizzazione di infrastruture generali che mettono in rete il continente europeo eliminando barriere fino ad allora rigide e ingessanti. L’espansività delle ferrovie e delle linee elettriche è il correlato costruttivo e vitale  della distruttività mortifera con cui lo stesso acciaio dei binari e dei ponti diventa l’acciaio delle armi che uccidono i soldati trasportati su quelle stesse rotaie. 

L’ economia del periodo 1848-1873 è anch’essa - naturalmente -  la realizzazione di un sistema di valori e di idee su quali siano i meccanismi effettivi che governano le trasformazioni di qusta dimensione della vita umana. Gli « economisti classici » (Smith e Ricardo) ritengono che l’economia capitalistica sia semplicemente la forma naturale dell’economia, e cioè che i fattori che costituiscono il processo di produzione capitalistico siano i fattori che naturalmente conducono i comportamenti economici degli uomini (così come le Nazioni costituiscono i soggetti storici naturali del divenire storico/economico – Adam Smith scrive per questo « La Ricchezza delle Nazioni »). Il liberismo è dunque la concezione dell’economia che assume che si debba lasciare la massima libertà di azione economica perché naturalmente il sistema troverà il suo equilibrio. Ovviamente a questo deve corrispondere una certa idea di cosa sia « naturale », e questa idea governerà i principi politici su cui i regnanti modelleranno le Costituzioni nazionali che via via vanno nascendo. Lo Statuto Albertino del 1948 dispone ad esempio che la « proprietà  privata » è un diritto « sacro e inviolabile », perché appunto questo corrisponde alla natura delle cose. Il liberismo/capitalismo - come concezioni teoriche sugli elementi del processo economico - sono dunque le idee che dirigono l’azione delle potenze nazionali di quest’epoca, mentre la realtà economica effettiva conosce una fase di boom e cioè di ridente espansione e aumento/potenziamento della produzione industriale, dei prezzi/salari, e dell’apparato finanziario - Banche/Società per Azioni - che comincia ad integrare direttamente il sistema industriale di produzione dei beni.  La ricchezza delle Nazioni aumenta e si potenzia, mentre il mercato si modella sull’idea liberista a tutti i livelli (intra-nazionali ed inter-nazionali). Le leggi che regolano il mercato si liberalizzano e mirano a eliminare ogni ostacolo e barriera all’uomo europeo in naturale espansione capitalistica all’interno del sistema europeo delle potenze. Si smantellano le corporazioni interne che limitano l’esercizio dei mestieri ; si eliminano i dazi interni  e quelli esterni (le misure protezionistiche reciproche a livello intraeuropeo) ; si abrogano le leggi che impedivano prestito ad interesse ; si mitigano le pene per debiti e fallimenti ; si diffondono carta-moneta e assegni. Le realtà industriali europee – le zone della Ruhr e del Passo di Calais, e cioè della Lotaringia -  si potenziano vertiginosamente. Le banche si conformano a queste nuove realtà creando istituti di credito a lungo termine per operazioni industrial-finanziarie di ampio respiro.  Le nazioni europee  realizzano una rete ferroviaria trans-nazionale che modifica il volto dell’Europa.

 

Esplosione centripeta

 

 

 

 

B) Alla solidale espansione capitalistica dell’ « uomo europeo » che liberalmente/liberisticamente rompe ogni barriera tra le nazioni, internazionalizzando l’econonomia interna dell’Europa, fa riscontro la nascita di un altro nucleo di coscienza internazionale : quello della cooperativa e solidaristica « massa operaia » europea. Nel 1864 si riunisce a Londra per la prima volta l’ Associazione internazionale dei lavoratori (la « Prima Internazionale »), nella quale Marx prende voce interloquendo come un unico soggetto di interesse politico la « massa operaia » europea (inglese, francese, italiana) spingendola ad assumere un peso nazionale – «  il lavoro cooperativo, per salvare le masse operaie, deve essere sviluppato alle dimensioni nazionali » - ed ad entrare come protagonista nel sistema della politica internazionale. Le vicende americane della guerra di secessione, l’ « assassinio » della Polonia e la conquista del caucaso da parte dell’impero Russo… «  hanno imposto alla classe operaia il dovere di iniziarsi ai misteri della politica internazionale, di vegliare sugli atti dei loro rispettivi governi, di opporsi a essi, se è necessario, con tutti i mezzi in loro potere ; se è impossibile prevenirli, è loro dovere coalizzarsi e denunciarli simultaneamente, e rivendicare le semplici leggi della morale e della giustizia che devono regolare tanto le relazioni tra gli individui quanto quelle superiori dei popolli. La lotta per una tale politica estera fa parte della lotta generale per l’emancipazione della classe operaia. Proletari di tutti i paesi, unitevi ! » (dall’Indirizzo inaugurale redatto da Marx).

 

Nel trentennio successivo si modificherà il volto del pianeta quando questo processo espansivo centripeto che eliminina ogni barriera interna produrrà un’ esplosione centrifuga che sfonderà a cannonate le barriere esterne delle colonie africane e asiatiche.  In questa fase di « diastole » i valori e i comportamenti che informeranno l’azione economica si invertiranno, allo stesso modo in cui si inverte la logica complessiva della geopolitica internazionale, facendo evolvere, naturalmente anche la coscienza internazionale della « massa operaia ».

 

 

 

 

 

1870-1914 SECONDA FASE.  L’ « Epoca dell’Imperialismo » .

 

 

La trasmutazione dell’equilibrio eurasiatico : dal G5 centripeto alla bipolarità centrifuga dei due blocchi (G6) : l’extraterritorializzazione economica, finanziaria e geopolitica dell’epoca imperialista.
 

Questa fase è quella che vede lo scoppio della cosiddetta « politica di equilibrio delle potenze », in cui lo scopo collettivo delle nazioni euro-asiatico-americane è quello di trovare un sistema statico di tenuta internazionale. Ma questa tenuta si riorganizza su un asse che ormai è decisamente mondiale e centrifugo rispetto alla vecchia Europa. Per quanto concerne l’Europa, infatti, la prospettiva centripeta e continentale trasmuta facendo del globo terrestre l’orizzonte unitario della sua presenza diretta : un orizzonte interiormente articolato in una rete pluricentrica e omogenea di forze – nazionali e imperiali – di tipo politico, economico, culturale e demografico.

La sparizione della figura di Bismark risponde a questa trasformazione, che si produce negli anni ‘890 : il nuovo corso (der neue Kurs) imposto dal nuovo imperatore Federico Guglielmo II (Hohenzollern) è quello della Weltpolitik (politica mondiale) : la Germania stessa si convince che la crescita coloniale e l’espansione economica dell’Europa al di fuori delle sue frontiere storiche ha ormai un aspetto opposto a quello del periodo che si appena chiuso. Non si tratta più di un’Europa che, pur restando dal punto di vista dinamico e strategico l’unico centro di irradiazione di potenza presente sulla scena, si espande « al di fuori » delle sue frontiere immediate : si tratta al contrario di un’Europa che è ora contenuta all’interno di un sistema di forze e di interessi (da lei stessa generati) che ha l’estensione dell’intero pianeta, cioè del teatro globale della sua espansione dei secoli precedenti.

Il passaggio in questione si realizza all’interno del G5 europeo come trasmutazione di un sistema di alleanze in un altro : dal G5 centripeto alla riorganizzazione centrifuga in due blocchi. La parola « trasmutazione » indica qui il fatto che non si tratta affatto di una riorganizzazione dettata semplicemente dai calcoli e dalle astuzie momentanee delle potenze in gioco. Se questo può esser vero dal punto di vista degli attori coinvolti, i loro « capricci » instaurano e partecipano allo stesso tempo a una riorganizzazione del mondo intero che fa oggettivamente valere le sue proprie direzioni e le sue proprie logiche autonome.

 

1873 : Patto dei Tre Imperatori (D-Aus-Rus) - Il G5 centripeto e instabile

 

 La logica di questa alleanza risponde all’idea che Bismark aveva sulla situazione europea e mondiale all’indomani della vittoria tedesca contro la Francia (1870). Ma è appunto il canto del cigno del cancelliere, che si vedrà superato da un mondo che aveva creduto di poter dominare, ma del quale non aveva colto le nuove dinamiche.

Il Patto lega l’Impero Tedesco, l’Impero Austriaco e l’Impero Russo secondo una logica chiara e netta di esclusione radicale della Francia dal quadro delle potenze europee dotate di un’influenza effettiva sul continente. La Gran Bretagna ha i suoi interessi sul globo terrestre al di fuori del bacino del Mediterraneo, e si tiene dunque da sè al di fuori di questa lotta per l’egemonia continentale. Il blocco dei tre Imperi esclude ogni possibilità che la Francia possa penetrare in questo campo di forze, e proietta la sua ombra tanto sulla zona di « depressione slava » (Polonia-Balcani) che sui territori del Mar Nero-Caucaso (quelli della « Questione d’Oriente »).

 

La logica europea e centripeta del Patto dei Tre imperatori e la sua natura esclusiva riguardo alla Francia e alla Gran Bretagna possono essere schematizzate così :

 

 

 


 

 


  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo sistema a cinque (G5) è monocentrico (la Francia e la Gran Brtegna non sono un centro di forza) e centripeto geopoliticamente concentrato in Europa, e dal punto di vista dinamico e omeostatico può essere classificato come "negativo-conservativo". Bismark pensa in termini di un equilibrio statico delle potenze, che dovrebbe risolvere gli eventuali disequilibri « riconducendoli al centro » per ristabilire ogni volta una somma-zero delle forze in gioco; una potenza accentrante ed egemone nel territorio europeo si mostra nella capacità di neutralizzare le spinte squilibranti da parte delle altre potenze (omeostasi negativa)) invece di produrre un « disequilibrio dinamico » in cui le differenze di potenziale che si creano portano a un allargamento e a un’espansione del sistema intero (« omeostasi positiva » ). Sarà quest'ultimo il caso del periodo seguente (l'espansione imperialista nel mondo intero), che d’altronde condurrà semplicemente all’esplosione e all’autodistruzione dell’intero sistema, mostrando ciò che è già evidente date queste continue modificazioni, e cioè che l’idea di « equilibrio delle potenze » era un’idea priva di un effettivo radicamento di realtà.

Si deve possedere questa visione unitaria dell'attuale campo di interazione politica, perché senza questo orizzonte  manca una ratio effettiva che renda unitariamente conto di quello che accade in questo frangente sul piano delle alleanze dei patti e delle geurre che ininterrottamente si susseguono .

La sostanza direttamente politica e diplomatica della compagine in cui prende corpo il Patto dei Tre Imperatori è infatti decisamente precaria.

Internamente, il sistema è un « composto instabile »: i diversi attori in gioco instancabilmente fanno e disfanno alleanze per preservarsi dai loro stessi alleati i quali, se hanno gli stessi interessi di autodifesa, hanno anche le stesse miredi aggressione/espansione.

 

·        L’ Austria e la Russia confliggono, trovandosi nelle stesse condizioni geopolitiche e storico/culturali davanti alle due zone di depressione slava/ottomana  : la Polonia al Nord (che ormai da secoli era stata oggetto di  successive "spartizioni" fra le tre potenze del Patto), e le regioni balcaniche a Sud : Bosnia-Erzegovina, Serbia, Bulgaria ("Questione d'Oriente") che ottengono l'indipendenza al Congresso di Berlino del 1878. Si produce per questo nel 1877 la guerra tra Russia e Austria in occasione della Guerra Russo-Turca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

·        La Germania e l' Austria  fanno alleati che sono allo stesso tempo dei concorrenti. Nel 1882 nasce Triplice Alleanza (Germania/Austria/Italia)  nella quale come si vede la Germania conferma la sua alleanza con l'Austria, ma in un trittico che comprende l' Italia (non la Russia) la quale ha certamente di che scontrarsi con l'Austria (come accadrà nel 1914) 

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·        La Germania e la Russia complottano contro l'Austria:  nel 1887 viene stipulata l'alleanza Germania-Russia in difesa contro l'Austria (« Patto di Controassicurazione »).

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Esternamente al sistema, il mondo sta trasmutando.

 

L'organizazione geopolitica, demografica e socio-culturale dell'intero pianeta si sta trasformando. L'impresa di espansione commerciale dei paesi europei nel mondo diviene nel giro di pochi anni  (gli anni '70) un'impresa di colonizzazione e di dominio politico delle zone conquistate, che diventano oggetto di una vera e propria migrazione europea, che si accompagna a una modificazione radicale del sistema economico e industriale.

La finanza internazionale e l'industria si intrecciano generando un quadro di interessi che moltiplica i nodi della rete europea sulla totalità del globo facendo del pianeta un'immenso territorio di sfida e di concorrenza tra le nazioni del vecchio continente.

Bismark non coglie il carattere di questa modificazione essenziale del quadro planetario: la sua logica "ottocentesca" lo porta addirittura a impedire l'ingresso delle azioni russe nella Borsa di Berlino, e il risultato di questo sarà alla fine  la rottura del Patto dei Tre Imperatori (D/Aus/Russ)e la formazione di un'alleanza (Triplice Intesa GB/Fr/Russ) con un carattere geopolitico totalmente invertito.

 

 

1893 Duplice Alleanza  (Francia-Russia) - 1907 Triplice Intesa (Francia-Russia-Gran Bretagna) 

Il G6 centrifugo ed esplosivo

 

 

L'alleanza Francia-Russia rappresenta una novità di importanza capitale. Bismark non avrebbe mai sospettato che la Repubblica Francese potesse allearsi all' autocrazia russa zarista, perchè gli sfugge quanto radicalmente sia vero che nell'epoca della sua Realpolitik  non sono le forme di governo interne alle differenti nazioni a poter spiegare gli andamenti effettivi della politica internazionale. Il campo globale di interazione  politico/diplomatca è radicalmente cambiato.

Lo schema di questo nuovo sistema è il seguente:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non si tratta semplicemente di una permutazione di elementi interna a un sistema di cinque/sei, come se all'interno del complesso - D, Aus, Fr, GB,Russ (I) - si ottenesse, secondo i differenti "schemi di gioco", una volta 2+3 (GB/Fr + Rus/D/Aus), e una volta 3+2 (GB/Fr/Rus + D-Aus(-I)). Tra una configurazione e l'altra si è infatti prodotto un cambiamentio radicale del complessivo campo di interazione (che da monocentrico diventa bipolare) in cui queste modificazioni hanno luogo. A partire da uno stesso centro le frecce che esprimono l'identità dinamica della squadra del G5/6 hanno invertito la loro direzione, che da centripeta è diventata centrifuga. Alla scomparsa di una circonferenza che perimetri il complesso europeo, fa riscontro l'apparire del perimetro generale del Mondo - che diventa l'effettivo orizzonte di questo accadere -  e  di direttrici di frorza (le frecce tratteggiate) che sono centripete, ma convergendo dall' esterno verso l'interno della vecchia Europa. Si tratta di un cambiamento radicale dell'omeostasi che governa il sistema. Il sistema resta cioè  "lo stesso" - perché i soggetti nazional/imperiali e i loro nomi sono gli stessi, e sulla loro base noi narriamo il farsi di queste vicende storiche  - ma se allarghiamo  lo sguardo gettando un colpo d'occhio sulla situazione planetaria, vediamo che le frecce tratteggiate che provengono dall'esterno indicano ora l'appartenenza di questo stesso sistema europeo a una rete mondiale che può rivelarci la natura, l'entità e la distribuzione delle forze in gioco solo se lo guardiamo nel suo insieme. Il quadro G5/6 della "vecchia Europa" , con la "vecchia Russia" inclinata verso di essa, è ora diventato un "intra-net" definitivamente connesso alla rete planetaria nel quale l'insieme delle "nazioni" scoprirà ben presto (nel 1917, con la nascita della Società delle Nazioni)  la propria ormai definitiva appartenenza a un destino planetario comune. E' in questi momenti di passaggio nella Storia che si affermano le nuove personalità (dotate di uno spirito sufficientemente acuto e vasto per ben cogliere i "segni dei tempi") mentre le vecchie figure si auto-escludono restando aggrappate al vecchio criterio di analisi dei dati.

E' all'interno di questo nuovo quadro - che mostra la vera entità geopolitica delle forze in gioco – che occorre trovare la ratio delle alleanze/guerre che si succedono, evitando di credere che i singoli giocatori fossero motivati effettivamente dalla squadra (alleanze) e dalla maglia (nazioni) di appartenenza. Se si cerca di ricordare unioni e disunioni aspettandosi una coerenza di colori e motivazioni dichiarate, si fallisce nell'intento. I popoli si trovano in quest'epoca a "fare il tifo" per squadre (Patti, Alleanze, Intese) composte da giocatori (le Nazioni) che secondo le esigenze della geopolitica planetaria si sarebbero trovati di lì a un momento in un'altra squadra e con un'altra maglia, in un'altro girone, di un campionato non compreso nel suo orizzonte reale. Per questo in questo periodo fioriscono tanto i nazionalismi e i risorgimenti/irredentismi (il tifo sfrenato per le singole maglie) quanto le ideologie,  e cioè i sistemi di idee volti a giustificare da un punto di vista meta-storico le trasformazioni geopolitiche che si producevano a velocità vertiginosa davanti agli occhi disorientati dei popoli coinvolti. 

 La grande novità è dunque l'uscita della Francia dal suo isolamento e la creazione di una "Intesa" che circonda la Germania, capovolgendo la situazione. Il trittico della Triplice Intesa GB-Fr-Russ  prende corpo nel 1907 circondando i cosiddetti "Imperi centrali" (D-Aus). Ad essi si era intanto unita l'Italia, nel trittico della Triplice Alleanza (1882) che aveva unificato dal Nord al Sud la zona centro-orientale dell'Europa, confinando ad est con l'intera fascia della  "depressione slava" (Polonia + Balcani) .

Bisogna dunque possedere una visione sintetica della "rete globale" che si viene a formare tra il 1873 (G5 - Patto dei tre Imperatori)  e il 1907 (G6 - Triplice Alleanza + Triplice Intesa) tanto nella compagine geopolitica del complesso eurasiatico, quanto più in generale nel perimetro generale del pianeta nella sua totalità.

 

Per far questo si deve ricomprendere l'Imperialismo Europeo in una visione epocale e planetaria che dia conto di direttrici di espansione che provengono dai secoli precedenti, e concernono non solo il teatro intracontinentale europeo ma tutte le potenze e le civiltà attive sul pianeta negli ultimi cinquecento anni. In alternativa, episodi cardine come Pearl Harbor (l'attacco del Giappone agli Stati Uniti in pieno Oceano Pacifico) o la sconfitta della Germania a Stalingrado e lo sbarco in Normandia non riescono a diventare comprensibili nella loro natura e nei loro esiti (la decolonizzazione, il "Terzo Mondo", le "Super-Potenze", il Piano Marshall, il Fondo Monetario Internazionale...).

 

 
Imperi e Frontiere
 

Gli imperi

 

            I nuovi imperi

 

        Il periodo 1870-1914 è la cosiddetta Epoca dell’Imperialismo. Per avere un « imperialismo » bisogna avere degli imperi, e in effetti a partire dal 1806 – caduta del Sacro Romano Impero Germanico – assistiamo a una successione di nascite e affermazioni di imperi, sia europei che asiatici.  

 

I.                       - 1804 - Il Primo Impero dei Francesi

        

Napoleone diviene imperatore dei Francesi sulla completa estensione del  Sacro Romano Impero + il Sacro Romano Impero Germanico (estensione dell'Impero Romano oltre il Reno fino all'Oder) + la Spagna e i territori (Prussia e Polonia) oltre l'Oder.

 

Napoleone organizza una cerimonia di incoronazione nella Cattedrale di Notre Dame, alla presenza del Papa Pio VII. Il suo giuramento davanti al Vangelo (art.52 della costituzione dell’Impero) lo dichiatra (art.1) Imperatore dei Francesi come capo di governo della Repubblica. Tuttavia l’Imperatore della Repubblica dei Francesi viene incoronato alla presenza del Papa nella Cattedrale di Parigi, ma con l’esclusione di qualunque credito storico/politico all’autorità ecclesiastica coinvolta nella cerimonia : Napoleone si incorona da solo.– « Dio me l’ha data, e guai a chi me la tocca ! – .

 

 

 

Questa cerimonia mostra ciò che succederà nei cinquanta anni successivi. La Nazione del  Popolo dei Francesi  che nella sua costituzione repubblicana originata nella Rivoluzione ha approvato con plebiscito questa incoronazione, elegge Imperatore il suo Primo Console  in conseguenza delle sue guerre di conquista, che ereditano la primarietà sulla Chiesa di Filippo IV il Bello, e la grandezza assoluta di Luigi XIV.

Il nuovo Imperatore è erede dell’aquila romana,

 

 

 

...e dell’ermellino del re di Francia.

 

 

 

 L’Imperatore dei territori della cristianità carolingia (l’anno seguente Napoleone diverrà Re d’Italia) mille anni dopo l’incoronazione di Carlo Magno a Soisson, si auto-incorona affermando con ciò la vittoria definitiva dei sovrani europei nella lotta per le investiture e per la legittimazione autarchica del potere secolare.

        Tutti gli altri imperi dei centoquarantadue anni  che seguono (1946 – Yalta ) avranno lo stesso carattere nazionale e  Imperiale insieme.

Mentre Napoleone  compie il suo gesto di minacciosa autoincoronazione, Johann Gottlieb Fichte scrive il suo « Discorso alla nazione Tedesca », che formerà il perimetro ideologico per la nascita – sempre a Parigi – del Secondo Impero Tedesco (1871). Il cosmopolitismo dei Lumières e dell’Aufklärung ha in un istante trasmutato la natura universale della Repubblica Cosmica e dalla sua Cittadinanza (Immanuel Kant) nell’appartennza primaria a un « popolo » identificato dal colore unico e inconfondibile del suo sangue.

 

 

    

 

II     - 1852 -   Il Secondo Impero dei Francesi

 

 

Nel 1852 Napoleone III incarna lo spirito di « revanche » francese seguito al soffocamento imposto dalla Restaurazione, e ripete la trasmutazione di una Repubblica  (la seconda, come la prima durante la Rivoluzione) in Impero. Anche la Seconda Repubblica (come la Prima, durante la Rivoluzione) nasce dal seno di rivolte popolari (1848), e anche in questo caso (come nel caso di Napoleone I) è un plebiscito popolare che sancisce la trasformazione del Primo Console Luigi Napoleone in Imperatore Napoleone III. È il Secondo Impero dei Francesi, inteso come quarta trasformazione dell’Impero Romano (I. Impero Romano ; II. Sacro Romano Impero Germanico ; III. Primo Impero dei Francesi ; IV. Secondo Impero dei Francesi)

 

III. 1871 - Il Secondo Impero Tedesco ("Reich")

        

La logica imperiale dei Napoleoni I e III non poteva evitare la spinta verso i territori al di là del Reno. Questa spinta era nella natura stessa della loro esistenza (il primo episodio di conflitto a Verdun era stato quello della guerra fratricida tra i tre figli di Carlo Magno, che mette capo al Trattato di Verdun del 843). Napoleone III legittima dunque la sua esistenza imperial/nazionale gettandosi aggressivamente contro l’Austria, e poi contro la Prussia di Bismark. Il risultato è tuttavia la disfatta di Sedan e l’incoronazione di Giuglielmo I Hohenzollern come imperatore di Germania a Versailles (il palazzo dello stesso Luigi XIV di cui Napoleone aveva ereditato l’ermellino). Così come nel caso di Napoleone I e Napoleone III, anche ora si realizza la sintesi tra principio nazionale, popolare e imperiale. La « Nazione Tedesca » di Fichte nasce nella sua unità nel momento stesso in cui l’Impero Tedesco si costituisce e il popolo tedesco acquisisce infine un nome ed una idetità storica.

 

IV.              1868 - L’Impero Giapponese di Menji Tenno

 

         In Giappone, la classe borghese e feudale (gli « Junkers » giapponesi) viene pressata dall’inizio del secolo dai mercanti occidentali provenienti dall’Est (rotte del Pacifico)  mentre da Ovest premono le mire espansionistiche dell’Impero Russo, che arriva minaccioso sulle coste asiatiche che fronteggiano l'arcipelago (il Giappone però vincerà la guerra Russo/Giapponese del 1905). L’assunzione del completo potere esecutivo da parte dell’Imperatore instaura il Giappone moderno. L’Imperatore come Imperatore già esisteva, ma diventa ora capo effettivo e assoluto di governo, e fin da subito interpreta la sua nuova investitura storica nel modo dell’espansività belligerante dell’imperialismo europeo ; in più vuole ereditare il prestigio e il potere del declinante Impero Celeste cinese.

 

 

       

 

Questa zona di contatto tra tre Imperi asiatici (Russo ; Cinese ; Giapponese)  e le potenze imperial/nazionali e commerciali euro/americane, rappresenta il secondo focolaio di frizione all’interno della rete mondiale delle potenze (il primo è la linea del Reno/Verdun-Alsazia/Lorena); e allo stesso modo anche questa regione geopolitica ospita  una zona di depressione. Nel subcontinente asiatico centro-occidentale troviamo le due zone di depressione dell’ Impero Ottomano in caduta libera, e dell’ India, che da secoli non costituisce più una reale presenza geopolitica, mentre nella parte centro-orientale  la regione indocinese è geopoliticamente priva di forza e l’ Impero Cinese declina. Se a questo quadro aggiungiamo gli arcipelaghi indonesiani e le Filippine, si vede che tutta questa zona è un bersaglio naturale per le aggressive potenze europee, per l’Impero Russo, per l’Impero Giapponese e per gli Stati Uniti d’America in provenienza (con scalo alle Haway) dal « far west », e cioè dalla costa occidentale raggiunta infine con l’epopea di conquista della « Frontiera ».

 

V.     1877 - L’Impero Inglese.

  

I vecchi imperi

 

1.       L’Impero Austro-Ungarico

2.       L’Impero Russo

3.       L’Impero Cinese

4.   L'Impero Ottomano

 

 

La « Questione d’Oriente », la « depressione slava » e la penetrazione europea in Africa del Nord.

 

 Queste tre situazioni  storiche e geopolitiche si trovano in un legame reciproco molto stretto. Se si coglie con chiarezza ed esattezza questo legame si potrà comprendere tanti eventi storici degli ultimi secoli che altrimenti restano disgregati e difficili da capire e ricordare.

Innanzitutto bisogna ben configurare nel suo insieme e nella sua coerenza la zona geopolitica in questione. Si tratta di una zona che circonda l’ « Europa » propriamente detta dal Sud-Ovest al Nord-Est, e lungo la quale L’Europa fronteggia 1) a Sud-Ovest-Sud (Gibilterra-Suez) l’Impero nord-africano dei Turchi Ottomani ;  2) a Nord-Est (al di là dell’Oder)  gli Slavi del Nord – i polacchi, 3)  a Sud-Est allo stesso tempo i Turchi Ottomani e gli Slavi del Sud (le popolazioni dei balcani sottomesse all’Impero Ottomano).

Con l’espressione « Questione d’Oriente » è stato designato - durante i cento anni che vanno dal Congresso di Vienna (1815) alla Prima Guerra Mondiale (1914) - il quadro di problemi sollevati a livello internazionale dalla progressiva disgregazione dell’Impero Ottomano.

Nel « bacino eurasiatico » che è la zona planetaria teatro di questi avvenimenti, l’Impero Ottomano costituisce uno dei tre centri di forza che ne organizzano gli eventi storici fondamentali, nel loro susseguirsi e nelle loro direttrici essenziali. L’influenza degli Ottomani in quest’area si distribuisce su tre fronti che che, col loro indebolimento, diventano altrettante « zone di depressione », e dunque anche zone di turbolenza a causa delle mire espansive delle potenze che vogliono approfittare dell’occasione per conquistare di territori lasciati in preda dei loro fini di espansione. I tre fronti sono :

1)      La zona nord-africana che si estende sulla totalità della costa sud del mediterraneo

2)      La zona dei Balcani, che trova le sue frontiere sttentrionali in contatto diretto con l’Impero Austriaco e l’Impero Russo

3)      La zona del Mar Nero e del caucaso dove, ancora, l’Impero Ottomano e l’Impero Russo si limitano reciprocamente. 

 

Le zone 1) e 2) si trovano d’altronde in perfetta continuità storica e geopolitica con la metà Nord del bacino del Mediterraneo, perché l’integraità di questo cerchio di terre che circondano il mare aveva costutito l’identità territoriale essenziale dell’Impero Romano.

Noi sappiamo bene che lo sviluppo dell’Islam-Impero Ottomano aveva scisso questo cerchio di territori in un emiciclo di Nord (l’europa o « Cristianità ») e un emiciclo Sud.

Questi due emicicli si erano reciprocamente equilibrati nel corso di undici secoli. Le potenze della Cristianità si erano ben stabilite dalla Spagna alla Croazia-Transilvania. Ma questa simmetria geometrica aveva delle ragioni dinamiche secondo quello che viene chiamato l’ « equilibrio delle potenze ». Dall’inizio dell’indebolimento della parte Sud di questo campo di forze geopolitiche bi-polare, si riproduce in versione contemporanea (dopo l’epoca delle Crociate e della « Reconquista »)

 

La spinta dei « Romani del Nord » (gli Europei)

 

verso la zona 1) – e cioè verso la parte Sud dell’Impero Romano

verso la zona 2) dei Balcani – e cioè verso la parte Sud-Est dell’Impero Romano, dove aveva vissuto la sua storia millenaria (prima dell’affermazione dell’Impero Ottomano nel XV-XVI sec.) l’Impero Romano d’Oriente (Bisanzio)

 

La spinta dell’Impero Russo

 

verso la stessa zona 2) dei Balcani

verso il Sud-centro Asia del mar Nero – Caucaso – Mar Caspio.

 

 

  

 

Le Frontiere.

 

  

Secondo F.J Turner c’è nella storia americana un elemento di cui bisogna cogliere la natura specifica per comprendere non solo i comportamenti della nazione americana verso l’esterno, ma anche le dinamiche effettive donde si è generato il suo quadro istituzionale interno. Questo elemento specifico è quello della « frontiera » . « La frontiera amaricana si distingue nettamente dalla frontiera europea, che è un linea fortificata che corre in mezzo a terre densamente popolate. Il carattere specifico della frontiera americana è che essa è collocata proprio al limte di territori aperti al’espansione e alla conquista ».  In realtà Turner si sbaglia a proposito dell’Europa . Per trovare la « frontiera » donde l’Europa è nata, bisogna guardare il Medio Evo, quando le « solitudini » che erano oggetto di una spinta primaria di espansione si trovavano nel cuore stesso delle « zone densamente popolate » di cui parla Turner. D’altra parte, per trovare la frontiera europea all’epoca della frontiera americana, bisognerà cercare proprio fuori delle frontiere europee che già esistono : il disfacimento dell’Impero Ottomano genera una spinta espansiva degli europei che ne allarga gli « spazi vitali » (come li si chiamava all’epoca) verso le « solitudini » africane e asiatiche. Joseph Conrad ben più di Turner ha ragione a proposito dell’Europa : « anche questo – dice il marinaio di Cuore di tenebra riferendosi alla vecchia Inghilterra del Tamigi – è stato uno dei luoghi tenebrosi della terra ». La vera frontiera europea a questa epoca è quella nel cuore delle tenebre africane.

Se non si comprende questa omogeneità, non si potrà capire cosa succede allo scoppio dei conflitti mondiali, all’epoca dei totalitarismi, e durante tutto il periodo della decolonizzazione, e della cosiddetta guerra fredda.

 
    L’ « Impero » americano.

 

Gli « Stati Uniti » d’America sono ormai talmente identificati con l’ « America » e il « popolo americano » è talmente percepito come una nazione unitaria, che è diventato molto difficile comprendere la natura degli avvenimenti « americani » durante il XIX secolo.

Nel --- scoppia la cosiddetta « guerra di secessione americana » o « guerra civile », ed essa è attualmente trattata come un evento interno all’unitaria « nazione americana ». Ma in effetti la Nazione americana è ben al contrario il risultato di questa guerra.

Un’altra situazione storica può chiarificarci. La « nazione francese » - la Francia – è il risultato della guerra dei cento anni. Questa « guerra » (in realtà un secolo di conflitti eterogenei e discontinui) vede i principi feudali « francesi » e i principi feudali « inglesi » - tutti legittimamente presenti, sparpagliati e mescoloati sullo stesso territorio in cui essi avevano vissuto insieme fino a quel momento – opporsi gli uni agli altri. Il risultato del conflitto èè una distillazione di due elementi che si separano generando la purificazione e l’unificazione coerente del territorio della Francia attuale – ma duenque anche dell’ Inghilterra – secondo un principio di unità territoriale, nazionale e dinastica che per noi – noi che ne siamo il risultato – è evidente, ma che proprio per questo ci fa fare l’errore di  una prroiezione indietro, nell’ordine delle cause (la Francia e l’Inghilterra come attualmente sono) di ciò che deve essere collocato nell’ordine degli effetti. Se con una ipotesi di fanta-storia noi immaginaniamo come esito del conflitto non la distillazione della Francia e dell’Inghilterra ma al contrario la loro unificazione in una sola Nazione (come è successo per l’Italia e la Germania), allora noi parleremmo adesso di una guerra civile di secessione che ha avuto come risultato una rifondazione nazionale esplicita dell’unità nazionale di questi due « stati ».

Ed è successo proprio questo nel territorio dell’america del Nord durante la cosiddetta « Guerra di Secessione ». Si tratta di quella che è stata chiamata la prima guerra totale della storia moderna : 600.000  morti, quattro anni di conflitto, 3.000.000 di coscritti e di promesse molto dure da mantenere. Tanto gli europei hanno dovuto promettere la liberazione delle loro colonie africane e asiatiche, per ottenerne l’aiuto durante la Seconda Guerra Mondiale (fratricida e civile), tanto gli stati americani del Nord hanno dovuto promettere la liberazione degli schiavi per ottenerne la coscrizione nel loro esercito e l’aiuto reale. Gli stati del Sud durante questa guerra aspettavano l’aiuto dell’Inghilterra. Una fanta-storia ci permette di immaginare anche in questa situazion e quello che si era visto nelle guerre europee del XVIII sec. – un conflitto anglo-francesse in territorio americano – e quello che si vedrà in Africa alla fine del XIX sec. : un quasi-conflitto scongiurato all’ultimo momento tra francesi e inglesi. La neutralità dell’Europa davanti la conflitto americano, partecipa all’esito unificatore di questo stesso conflitto. Che avrebbe ben potuto dar luogo non a degli Stati Uniti all’interno di una stessa Nazione, ma a due nazioni separate secondo una spartizione territoriale Nord/Sud.

Questa guerra scoppia nel --- e ha la stessa potenza e mette in gioco delle forze anche maggiori delle guerre che intanto opponevano tra loro le potenze europee, generando il quadro di nazioni così come lo conosciamo oggi. D’altra parte il complesso di inferiorità che l’unione europea vive in rapporto agli stati uniti, e la sua effettiva debolezza, derivano direttamente da questo momento. La neutralità europea di fronte alla Guerra di Secessione ha fatto sì che l’Amarica uscita da quel conflitto si chiudesse in un isolamento politico e comerciale donde essa uscirà soltanto per intervenire nell’ennesima guerra di secessione europea, e cioè di quella unitaria guerra in due fasi che noi chiamiamo le due geurre mondiali e che in realtà definisce il compiersi di un processo chiaro e distinto : 1) il fallimento di ogni ipotesi di unificazion europea come risultato della sua eterna secessione ; 2) l’affermazione della nazione americana come risultto dl periodo cominciato nel 1861 e 3) l’affermazione dell’altro impero nazionale costituito in federazione di stati, che è stata l’Unione Sovietica, e che si potrebbe chiamare gli Stati Uniti d’Asia.

Ora, la guerra tra due nazioni americane si produce nel momento in cui il territorio che esse occupano è profondamente percepito come un territorio primariamente e legittimamente « americano ». Questo popolo unitario, anche se conflittuale, si trova d’accordo sulla natura di ciò che si chiama la « frontiera ». Gli americani prima, ma soprattutto dopo questo conflitto, avanzano verso il Grande Ovest secondo una direttrice di espansione coloniale che non viene percepita come una guerra contro un altro popolo. La Frontiera che gli americani si trovano davanti, offre ai loro occhi le solitudini deserte e le grandi distese solitarie (Turner) che gli europei si erano trovati davanti nel Medio Evo, all’epoca maerovingia e carolingia, quando il Far West era l’Europa stessa. A proposito di Merovingi e Carolingi, Duby scriveva :

 

« In Austrasia, la provincia più selvaggia del regno franco, una forza di aggressione si affermò progressivamente durante il primo terzo dell’ VIII secolo attorno ad una grande famiglia, quella degli ascendenti di Carlo Magno e agli uomini che le si erano legati con i vincoli dell’amicizia vassallatica. Essa si lanciò con successo contro gli altri clan aristocratici e poi contro le altre etnie. Le bande così formate estesero i loro saccheggi in cerchio da tutti i lati […] L’esempio dell’Aquitania mostra che questi attacchi significarono inizialmente per lunghi decenni devastazione e rovina. Ma alla fine, su queste devastazioni, si edificò il nuovo Impero, con un immenso Stato che fu per mezzo secolo saldamente tenuto sotto controllo. Agli occhi dello storico, una delle conseguenze principali di questa ricostruzione politica fu il rinnovato impiego della scrittura nell’amministrazione. Cosciente d’essere l’erede dei Cesari, Carlo Magno volle, anche su questo punto, ricollegarsi alla tradizione romana. »[1]

 

 ·        Il Far West (e Sud)

 

Avendo compiuto la conquista dell’intera estensione del territorio tra i Grandi laghi e il Messico, gli Stati Uniti proseguono la loro direttrice di espansione verso il Pacifico e l’America centrale, e poiché la Terra è sferica, il lontano Ovest diventa il lontano Est.

A)                           1898 – Una guerra molto rapida contro la Spagna produce il dominio americano sulle Filippine.

B)                           La stessa guerra produce il dominio su Cuba e Portorico

C)                           1898 – Annessione delle Away

D)                          1901-1913 Dominio sull’America centrale : creazione della « repubblica » di Panama, in occasione della costruzione del canale.

 

 La politica imperialista degli Stati Uniti è esplicitamente e intenzionalmente molto pesante. Teodor Roosevelt parla nel 1901 di politica del big stick (grosso bastone) e di « diplomazia del dollaro ». Il perseguimento degli interessi economici del paese passa spesso per le armi :

·        Nel 1858 gli Stati Uniti – con l’appoggio dell’ Inghilterra e della Francia – obbligano lo Shogun del Giappone, sotto la minaccia dei cannoni delle loro navi, a firmare i « patti diseguali » : degli accordi commerciali che permettono una penetrazione incondizionata delle merci americane e europee.

·        Nel 1900 gli Stati Uniti, l’ Inghilterra e la Francia occupano Pechino per confermare i risultati della Guerra dell’Oppio (1856-1860) che aveva visto l’Inghilterra farsi aprire i mercati cinesi dall’Imperatore a colpi di cannone, per poter far penetrare in Cina l’Oppio prodotto nelle colonie indiane.

 

 

La « Frontiera »  europea.

 

In questo stesso periodo, la « frontiera » europea non si trova all’interno dei territori degli Stati Uniti d’Europa – che dal canto loro non hanno mai interrotto la loro insestinguibile « guerra di secessione ». La frontiera europea è in questo momento il Far South – l’Africa – e il Far East – l’Asia – dove delle nazioni che attualmente noi percepiamo come alleati « naturali » si battono secondo gli stessi schemi di conflitto che agiscono da sempre.   Ci si sbaglia se si afferma che gli anni 1870-1914 erano anni « di pace ». Si dice addirittura « il più lungo perioso di pace di cui il vecchio continente abbia mai gioito dall’inizio dell’epoca moderna. Essendosi compiuti i processi di unificazione nazionali tedesco e italiano, la carta politica d’Europa prese un aspetto più definitivo e più stabile » (Vidotto). Questa affermazione cade nello stesso errore di Turner a proposito della differenza tra la « frontiera » americana e la « frontiera » europea, col dire che la frontiera europea è una linea fortificata che corre attraverso terre densamente abitate. La linea fortificata di cui parla Turner percorre diverse zone di frizione intraeuropea (prima fra tutti la Lotaringia), ma non è la « frontiera » dell’Europa bensì il fronte della secessione degli europei. Allo stesso modo la « pace » di cui parla Vidotto riguarda unicamente il territorio interno all’Europa, che nel frattempo trasferiva le proiprie guerre e le guerre contro altri popoli sull’intero pianeta. L’espansione imperialista europea è infatti allo stesso tempo l’ allargamento della Frontiera europea e lo spostamento del del fronte di secessione intraeuropea. Bisogna dunque ben focalizzare:

 

 

1.      In questo stesso periodo l’Europa sta vivendo la sua « epopea del far west » non su dei teritori densamente popolati all’interno dei suoi vecchi limti (come durante il medio Evo), ma al contrario estendendosi sulle solitudini africane e asiatiche. Il cappello da cow boy e le imprese dei pionieri nelle terre dei pellerossa hanno il loro corrispettivo nel cappello coloniale e nelle imprese dei grandi esploratori in terra d’Africa.

2.      Gli  americani  che nel diciannovesimo secolo avanzano verso Ovest sono gli stessi europei del diciottesimo (trasformati in « americani » nel 1776) che proseguono l’ impresa di conquista sul continente dell’America del Nord cominciata il secolo precedente sotto il nome di coloni inglesi e francesi.

 

 

Se seguendo il metodo di Braudel collochiamo un centro di espansivo irraggiamento europeo al centro della vecchia Europa, e consideriamo gli « americani » come gli « europei d’Amaerica » accanto agli « europei d’Africa » e agli « europei d’Asia » che intanto si espanedvano in questi altri due continenti, si arriva infine a ristabilire la continuità e l’omogeneità di un fenomeno complessivo che altrimenti si limita ad essere classificato (venendo internamente scisso) secondo aspetti di superficie.

 

 

 

 

 

Con un solo sguardo di sintesi, vedremo allora che dal primo inizio di questa storia di espansione si formano tre irradiamenti successivi :

1.      VIII-XII sec.. Primo cerchio (frontiera intra-europea): occupazione e definizione dei territori dell’Europa.

2.      XVI-XVII sec.. Secondo cerchio (prima frontiera extra-europea) :  dominio imperiale degli europei (Spagna e Portogallo) in America del Sud

3.      XIX sec.[2] : Terzo cerchio (seconda frontiera extraeuropea) : dominio imperiale degli europei:

A)    sull’ America del Nord : formazione di Stati Uniti e Canada

B)     sull’Africa

C)    sur l’ Asia del Sud

 

A)    Il  Far South : l’Africa

 

Nel 1870 i paesi europei controllano il 10 % del continente africano ;  nel 1914 ne controllano il 100 %.

Da un lato la barriera dell’Impero Ottomano ha ceduto, e dunque i Romani del Nord si riversano di nuovo contro Cartagine e Cleopatra. Dall’altro lato la « potenza europea » è irresistibile quanto ad ambizioni e mezzi culturali, scientifici, tecnologici e materiali. Di conseguenza non solo il vecchio impero romano si ri-omogeneizza attorno al Mediterraneo, ma l’intero continente Africano diventa la prosecuzione naturale di questa stessa spinta millenaria.

La spartizione dell’Africa si fa anzitutto tra Francia – in orizzontale, nella zona Nord-Ovest – e Inghilterra – in verticale dal Nord-Est al Sud. L’Italia, il Belgio, la Germania e l’Olanda prendono il resto

 

B)    Il Far East : l’Asia

 

La barriera ottomana ha ceduto anche nella zona dell’Asia centro-meridionale.

 

La Gran Bretagna diventa un Impero, e afferma il suo imperiale dominio su India, Birmania e malesia.

La Francia si appropria dell’Indocina

La Francia e  la Gran Bretagna (e gli Stati Uniti) penetrano in Cina pour stabilirvi il loro dominio politico-commerciale.

E’ fondamentale notare in questo contesto le differenti occasioni di conflitto tra le potenze europee, alcune delle quali danno luogo a diverse guerre europee in territori extraeuropei. Si era già assistito ai conflitti tra Francia e Inghilterra per i territori dell’America del Nord e per le Antille nel XVIII secolo. Si producono dunque

 

1)      1885 - La crisi  (che non diventa una guerra) tra Francia e Impero Britannico a Fashoda (punto di incontro tra due direttrici di espansione in Africa).

2)      1899 La « guerra anglo-boera» : L’ Inghilterra aggredisce violentissimamente le colonie olandesi del Transvaal (Sud Africa) e vi stabilisce il suo dominio.

3)      1905 et 1911 La crisi marocchina tra Francia e Germania, che non diventa una guerra.

4)      Nel 1885-1914 Lo stato di tensione permanente tra Russia e Inghilterra per le zone di interesse comune in Asia Centrale (Turkestan) .

 

Le nazioni europee si fanno la stessa guerra di sempre, ma sul terreno – trasposto al di fuori dei limiti della vecchia Europa – della Frontiera.

 

Nel momento in cui l’insieme di queste guerre e di questa espansione « imperiale » e colonizzatrice avrà esaurito l’intera superficie del pianeta, essa otterrà l’aspetto manifesto, esplicito e coerente di un’unica guerra mondiale.

 

L’esplosione  centrifuga dell’economia europea - La « Seconda Rivoluzione Industriale » -  Interessi multi-nazionali e masse inter-nazionali.

 

Alla trasmutazione completa delle dinamiche della geopolitica mondiale, fa riscontro a partire dal 1873 un’analoga trasformazione/inversione delle dinamiche dell’economia, e corrispettivamente si inverte del tutto anche il sistema di valori e di comportamenti che aveva diretto le strategie economiche degli uomini europei del periodo precedente.

 

L’espansione/extraterritorializzazione imperialista si accompagna a una espansione economica altrettanto impressionante :

 

·        la rete di infrastrutture internazionali extraeuropee si espande con la stessa potenza con cui abbiamo visto moltiplicarsi la rete delle infrastrutture internazionali intraeuropee (ferrovie, telegrafi, rete elettrica…).

 

1.      La rete ferroviaria extraeuropea/extramericana passa da 1460 km nel 1871 a 281.500 km del 1911

2.      La rete della navigazione si moltiplica allo stesso modo, tanto nella quantità di rotte e di viaggi, che nel tipo di mezzi utilizzati

 

 

3.      Si aprono i canali di Suez (1869) e di Panama (1914). Le merci che passno per Suez nel 1870 ammontano a 437.000 tonnellate, mentre nel 1913 ammontano a 20.034.000 tonnellate.

 

·        Il commercio e la finanza internazionale viaggiano su questa rete di infrastrutture, moltiplicandosi e moltiplicandola.

 

·        La produzione di acciaio delle nazioni del G6 cresce in modo analogo, e così quella degli armamenti

 

 

 

 

Questa progressione esplosiva dello sviluppo economico comincia con la crisi di sovrapproduzione del 1873, che ha dei caratteri precisi : i prezzi precipitano, ma perché precipitano i costi, e infatti né la produzione né il  tenore di vita della popolazione e dei salariati subiscono alcuna flessione (anzi se ne trae vantaggio).

La diminuzione dei prezzi, l’ apertura dei mercati internazionali e la necessità di aumentare gli investimenti fa invertire del tutto il trend liberista che nel periodo precedente aveva eliminato le barriere di dazio e di corporazione.

La portata internazionale di questi eventi fa nascere nuove realtà corporative di  dimensioni mondiali : nascono le holdings finanziarie per il controllo finanziario di gruppi di imprese ; i cartelli (pools) tra aziende dello stesso ramo, che si accordano su produzione e fissazioine dei prezzi, e grandi concentrazioni (trusts) che arrivano a dimensioni di monopolio.

I governi statali rientrano direttamente e potentemente a regolamentare il sistema economico, a sostegno delle grandi industrie nazionali. Commissionano direttamente alle industrie le produzioni necessarie per le forze armate, e al contempo reistituiscono i dazi doganali e le misure protezionistiche. Finanza e industria si compenetrano : la grande finanza entra dirtettamente nel sistema produttivo, mentre i grandi industriali entrano nei consigli di amministrazione delle banche (capitalismo finanziario)

 

 

Se in questo quadro di complessiva centrifugazione ed extraterritorializzazione delle azioni europee seguiamo da un lato il succedersi delle alleanze/complotti/conflitti tra le diverse potenze del G5/6 nell’Epoca dell’Imperialismo, e dall’altro il repentino invertirsi dei valori e dei comportamenti attuati e promossi  in economia e in politica a causa della sopravvenuta espansione imperialista, di primo acchito siamo certamente portati a concludere con disincanto che « ogni nazione faceva quello che voleva » passando di alleanza in alleanza e intanto complottando contro i propri stessi alleati, per diventarne nemica nella guerra successiva…, ed essendo prima liberista e anticorporativista, per convenienza, e poi ridiventando protezionista e corporativista. Siamo cioè portati a concludere che l’unico criterio di azione era il puro e semplice « interesse » dei singoli attori, nel loro assoluto e incondizionato desiderio di espansione e autoaffermazione, ma non risulta corretto concludere anche che i singoli attori siano effettivamente le « nazioni » con i loro « interessi ». I fenomeni della geopolitica e dell’economia mondiale dal 1873 al 1907 mostrano in effetti che non si può considerare la « nazione » il soggetto scontato degli accadimenti, e che quindi concetti apparentemente chiari come quello di « interesse della nazione » o più generici come « i propri interessi » si spogliano di capacità esplicativa. Da un lato gli individui non si muovono così : i grandi magnati dell’industria e della finanza perseguono il potenziamento multi-nazionale delle loro imprese, e non quello delle nazioni di appartenenza, dall’altro appare infatti sempre più chiaramente a tutti che le nazioni stesse seguono logiche di espansione e dominio  scollate dall’interesse effettivo e interno dei loro popoli.  e mentre una nazione senza popolo diventa sempre più distillatamente un semplice centro di potenza, i popoli senza una nazione che persegua i loro interessi diventano « massa ». All’ individuo multi-nazionale, e alla nazione-potenza, fa riscontro ora la massa inter-nazionale.

Di fronte allo spettacolo della geopolitica mondiale, Karl Marx aveva per questo nel 1864 spinto le masse ad « iniziarsi ai misteri della politica internazionale ». Ai suoi occhi l’Europa delle Nazioni poteva infatti solo parzialmente  render conto  dei comportamenti dell’Europa delle Potenze. Negli anni 1848 (Manifesto)-1864 (Prima Internazionale), l’arricchimento delle Nazioni è stato straordinario, ma  « è un fatto innegabile che la miseria della massa dei lavoratori non è affatto diminuita dal 1848 al 1864, in un periodo che pure può essere considerato straordinario per uno sviluppo senza esempi dell’industria , epr un aumento incredibile del commercio. Un organo moderato della classe media inglese con un giudizio certamente comune prediceva nel 1850 che, se in Inghilterra l’esportazione e l’importazione si fossero elevate del 50%  il pauperismo sarebbe caduto a zero ! Ahimé ! Il 7 aprile 1864 il cancelliere dello scacchiere proclamava in pieno parlamento che « il totale delle esportazioni  e delle esportazioni supera di circa tre volte il commercio dell’epoca relativamente recente del 1843. Tuttavia, con la medesima eloquenza, egli parlava della miseria. « pensate » esclamava « a coloro che sono ai limiti della miseria… ai salari…che non sono elevati, alla vita umana che, in nove casi su dieci non è che una lotta per l’esistenza» . Vicor Hugo ha in Francia la stessa percezione di miseria in cui versano i cittadini europei dell’epoca (I miserabili è del 1862).

Si rende cioè complessivamente visibile, in questo periodo, una sconnessione profonda tra gli interessi della nazione e gli interessi del popolo. Il destinatario del discorso di Marx è non il « popolo » di questa o quella nazione, ma la massa dei lavoratori, che è chiamata, nella sua perfetta trans-nazionalità, a partecipare ad una internazionale presa di potere politico all’interno delle singole nazioni. Se allora gli eroi risorgimentali  erano i paladini del valore univesale della libertà dei popoli/nazioni, nella stessa epoca si formava  una percezione antagonista di quale fosse l’effettivo soggetto della liberazione trans-nazionale : non il singolo popolo nazionale, ma la massa unica e internazionale  dei lavoratori.

 

Nel 1889 ha così luogo a Parigi

 

1)  l’ « Esposizione Universale », in cui converge tutta l’energia multi-nazionale del sistema tecnologico, idustriale ed economico/finanziario dell’epoca.

 

 

 

Eiffel Tower Under ConstructionPalace of Machines - Note if image is unavailable please email me and let me know thanks.Palace of Machines Under Construction

 

2)                              La Seconda Internazionale (o Internazionale Socialista) socialista, nella qule convergono le nuove associazioni nazionali di lavoratori, cha avevano seguito l’indicazione che Marx aveva dato nel 1864, e cioè arrivare al potere politico nazionale. Il Partito socialdemocratico tedesco, il Partito operaio francese, le Trade Unions inglesi, che nel 1906 daranno luogo al Partito Laburista. L’identità internazionale della massa dei lavoratori diventa il luogo di una federazione di partiti nazionali, autonomi e sovrani, nello scopo comune di 1) superare il modo capitalistico della produzione, in nome della gestione sociale (perfettam,ente orizzontale) dell’economia ; 2) ispirarsi all’internazionalismo pacifista ; 3) crearsi una base di « massa » nei rispetti paesi.

 

 

L’epoca della Seconda Internazionale durerà solo fino al 1914, quando l’Europa delle Potenze, esaurito il pianeta, sarà tornata sul proprio territorio per dar luogo uno scontro tra le Nazioni Europee. I partiti socialisti nazionali  non vorranno difendere né l’internazionalismo né il pacifismo socialista, e si troveranno a partecipare attivamente all’esplosione/implosione del complessivo sistema delle geopolitica/geoeconomia europea nella sua tradizionale modalità guerresca di affermarsi.

 

 

 

TERZA FASE -  1914-1956. La formazione del mondo in tre blocchi.

 

 

Dalla « frontiera » al « fronte interno » - dai due blocchi di Yalta ai tre blocchi di Bandung.

 

Prendiamo in considerazione :

 

A)    La dinamica fondamentale dei conflitti mondiali nella loro unità

B)     I caratteri di una ulteriore trasmutazione del quadro di forze politiche, economiche e culturali che reggono il sistema delle potenze impegnate nel conflitto mondiale.

 

 

·        La dinamica fondamentale dei conflitti mondiali nella loro unità : l’onda di riflusso centrpeto delle forze di aggressione militare e economica proiettata all’esterno durante la fase precedente. La guerra fratricida e il fronte interno.

 

Le due guerre mondiali sono in realtà due fasi di un unitario conflitto, che nella sua identificazione dinamica non è che l’onda di riflusso centripeto delle forze che si erano proiettate all’estrno durante la fase precedente, e cioè durante la trasformazione del sistema complessivo da centripeto intraeuropeo a centrifugo mondiale. Nell’ultima fase dell’Epoca dell’Imperialismo, abbiamo visto come l’aggressività bellicista ed espansiva delle potenze europee si era proiettata sulle « frontiere » africane e asiatiche, e come l’Europa si era ritrovata contenuta in un mondo pluricentrico che faceva sentire i suoi effetti di ritorno – il suo feed-back – sulle logiche interne e i comportamenti delle potenze stesse che l’avevano generato. Abbiamo indicato questi effetti di ritorno con delle linee tratteggiate centripete che convergevano al centro dell’Europa, provenendo dall’esterno. Il cerchio che segna la frontiera di un’Europa con-centrata è spezzato. Tuttavia, queste direttrici centripete di ritorno, sono in questi anni (1871-1914) solo  di tipo economico, sociale, politico e culturale, perché l’Europa si sente – al di qua delle sue frontiere di guerra, in pace.

Quello che invece capita nel 1914 è un feed-back di guerra. La guerra che gli europei si facevano all’esterno – reciprocamente e per conquistare gli altri popoli – arriva infine sul loro proprio territorio. La « frontiera » non incontra più limiti effettivi che distinguano il fuori dal dentro.

Le « zone densamente popolate » di cui parla Turner, ridiventano effettivamente la  « frontiera europea ». Questa logica di Frontiera concernente l’Europa nella sua originaria identità etnica, culturale e spirituale, genera un genocidio fratricida. Gli europei si massacrano reciprocamente con la stessa ferocia che essi avevano riservato ai popoli non-europei : i generali europei che nelle colonie prendono a cannonate piazze gremite di civili, si occupano spesso di decimare le loro proprie armate insubordinate.

In questa mancanza assoluta, ormai, di ogni effettiva distinzione tra esterno e interno fanno la loro apparizione, durante la prima fase di questo massacro (o Prima Guerra Mondiale), gli « autoritarismo di guerra » a carattere ideologico. La dittatura militare di Hindemburg in Germania ; il gabinetto di guerra di Lloyd George in Inghilterra ; la dittatura giacobina di Clemenceau in Francia, mettono in opera dei sistemi di dominio sulla popolazione semplicemente dittatoriali (censura, controlli sui cittadini « disfattisti ») che mostrano bene il terreno donde si genereranno fenomeni come

A)    in Europa i « totalitarismi »

B)     Nel mondo, le rivolte dei popoli sottomessi alle « democrazie », e i conflitti e le violenze che hanno scandito la decolonizzazione, la guerra fredda, e che caratterizzano il mondo attuale. Un esmpio : Gandhi scrive che la sua decisione di « diventare un ribelle » era stat generata in occasione dell’approvazione nel 1919 del « Black Rowlatt Act » da parte del parlamento inglese, col quale si confermavano in tempo di pace le misure totalitarie e discriminatorie degli inglesi nei confronti della popolazione indiana in India, prese durante la Prima Guerra Mondiale. A proposito della Francia e dell’Inghilterra Gandhi parlerà di « nazismo diluito ».

C)    In Europa e nel mondo, l’affermazione di un sistema economico di guerra, che non torberà più indietro. L’intreccio del potere politico/militare e economico/finanziario prende, durante la Prima Guerra Mondiale un aspetto definitivo. Data l’urgenza della guerra e la necessità di sviluppare l’industria degli armamenti, lo Stato diventa allo stesso tempo 1) il mercante-industriale unico, perché cade nelle mani del potere economico, industriale e militare ; 2) l’unico cliente ; 3) l’unico pianificatore della vita economica (si è parlato, paradossalmente di « socialismo di guerra »). L’economia prende una strada che è in contrasto con le cosiddette « leggi del mercato » e dei « principi del liberalismo » del diciannovesimo secolo, anche se ci si sbaglia se si pensa che prima di adesso tali leggi venivano in qualche modo rispettate. Le « leggi del mercato » e il liberalismo ottocentesco avevano aperto i mercati mondiali con la forza dei cannoni statali (non con la forza della concorrenza liberista) piazzati sulla Frontiera, contro coloro (per es. Cina e Giappone) che si rifiutavano di accogliere la merce occidentale (come la droga indiana imposta dai cannoni inglesi). Adesso tutto quello che già accadeva sulla Frontiera esterna si afferma all’interno della società europea utilizzando quesgli stessi cannoni per distruggere e annientare il « fronte interno ».

 

 


 

La fine della Civiltà europea.  Dall’equilibrio delle potenze all’opposizione delle Ideologie.

 

Questa ultima fase della parabola della « potenza europea » vede il passaggio a un nuovo ordine mondiale di cui l’identificazione bipolare è diventata l’archetipo steso sei quarantacinque anni che seguono il Congreso di Yalta (1945). Questa opposizione polare tra le due « superpotenze » è accettata sia a livello della lettura che i teorici fanno della situazione, che al livello in cui si organizzano i comportamenti degli attori in gioco : è riferendosi a questo schema bipolare che i partecipanti alla conferenza di Bandung (1956) si auto-definiscono Terzo Mondo.

Il terzo polo che si costituisce in questa conferenza si oppone ai due primi come a un unico polo unitario e coerente, altrimenti il comunista Tito dovrebbe appartenere al polo sovietico. L’epoca della decolonizzazione e della guerra fredda deve essere compresa a partire da una prospettiva che ne comservoi la coerenza, a pena di lasciare troppe cose sprovviste di di ogni spiegazione.

Ora, il passaggio al « Nuovo Ordine Mondiale » non può essere colto se ci si limita a una descrizione delle dinamiche in gioco secondo le categorie utilizzate finora (lo scoppio delle Guerre Mondiali). Ripercorriamo in tal senso le due tappe che, dal mondo prenapoleonico (l’Europa delle monarchie assolute prima del 1815) conducono a Yalta.

 

I secolo dell’Europa monarchica vedono un mondo (Europa e Russia) drettamente governato da poteri fondati su modelli assoluti e trascendenti. La « restaurazione » di questo mondo, in realtà ne modifica essenzialmente la natura. A partire da qui si possono distinguere tre tappe.

 

1)      1815-1917 – « Restaurazione » e Epoca dell’Imperialismo : il mondo delle Potenze.

2)      1917-1945 Collasso delle Potenze e epoca delle Democrazie/Totalitarismi ideologici e imperialisti

3)      1945-1989 …

 

 

1815-1917 – « Restaurazione » e Epoca dell’Imperialismo : il mondo delle Potenze.

 

 

Comprendiamo bene questo punto centrale : l’Europa e il mondo del periodo 1815-1917 sono organizzati secondo la « restaurazione » di un sistema di « forze » e « potenze » sprovvisto di ogni identificazione ideale e trascendente.

L’europa e il mondo post-napoleonici sono il risultato di uno spirito che vuole « restaurare » l’ordine che aveva retto il continente eurasiatico prima dell’epoca rivoluzionaria e napoleonica. L’essenza di questo spirito « restauratore » è tuttavia già presente in germe nel modo di agire di napoleone, e diventa visibile nei moventi che animano i partecipanti al Congresso di Vienna. Diciamo così : è ben vero, naturalmente, che lo Zar di Russia Alessandro I era un  « restauratore » del tutto aderente al programma anti-rivoluzionario delle altre potenze monarchiche. Ma Alessandro I è anche l’ultimo personaggio della storia moderna (non contemporanea). Il vecchio Zar organizza una « Santa Alleanza » con le potenze centrali (Prussia e Austria) secondo un movente autenticamente religioso e trascendente. Egli è infatti l’ultimo difensore dello spirito imperiale che percorreva l’Europa medievale e moderna : lo spirito del Sacro Impero Romano Germanico.

 

 

La Restaurazione del suo alleato-avversario Metternich è per contro animata da uno spirito privo di ogni preoccupazione trascendente, nel senso che i valori religiosi e spirituali non intervengono in alcun modo nell’organizzazione diretta del quadro delle forze disponibili. Quello che questo spirito vuole restaurare è in realtà solo l’apetto energico e vigoroso dell’Europa delle monarchie assolute in cui ogni re non riconosce nel suo comportamento – per ciò stesso “assoluto” alcuna autorità che possa arrestarne il glorioso percorso di espansione. Metternich rappresenta il fondatore di una nuova concezione pragmatica e immanente dell’impreesa politica dello Stato. Egli pensa in termini di equilibrio delle forze e delle potenze secondo una logica che via-via si affermerà per tutto il periodo seguente, e di cui l’erede eminente sarà il cancelliere Bismark, il sui “Kulturkampf” e la sua “Realpolitik”. Le conferenze diplomatiche che scandiscono questo periodo sono dal punto di vista ideale e trascendente tanto neutre quanto può esserlo la strategia di un giocatore di scacchi. E’ per questo che questo periodo è stato chiamato l’epoca dell” equilibrio delle potenze.

 

 

1917-1945 Collasso ed Epoca delle Democrazie/Totalitarismi ideologici e imperialisti.

 

 

La Prima Guerra Mondiale segna il collasso dinamico ed energetico di questo sistema, che in effetti è ben descrivibile in termini di “correnti di forze” e flussi di energia e di materia, come quelli delle officine della Ruhr e della Ford. 

 

Il periodo che segue simostra nei libri di storia con una carattere specifico e inconfondibile nella sua chiarezza: tutti parlano di “Epoca dei Totalitarismi”. L’epoca precedente è chiamaa l’ Epoca dell’ Imperialismo”. Ora, bisogna notare che c’è tra queste due nozioni una asimmetria essenziale: il fenomeno indicato dal termine “Imperialismo” è un fenomeno di natura internazionale, e la sua descrizione prescinde completamente dalla natura del governo del paese impegnato nell’impresa imperialista. Per contro, il termine “totalitarismo” è una parola che indica una forma di governo interna a uno stato e a una società nazionale.

Il fatto che nell’epoca dei “totalitarismi” tanto le potenze “democratiche” che le “dittature” siano nella stessa misura impegnate nell’impresa imperialista.mostra la sua ineludibile verità soltanto nell’ulteriore “Epoca della Decolonizzazione”, allorché tanto le “democrazie” che le “dittature” sono oggetto di una coerente e unitaria e rabbiosa lotta di liberazione contro la tirannia da parte dei popoli del cosiddetto Terzo Mondo.

 

Se si ascolta la voce di queste stesse nazioni e di questi stessi popoli che arrivano in scena soltanto dopo Yalta, si riacquista una prospettiva coerente e unitaria sullo sviluppo degli eventi degli ultimi due secoli. Tanto un egiziano, che un indiano o un sudafricano – Monarchia inglese – che un algerino o un vietnamita – Repubblica francese – ignoravano del tutto la natura delle istituzioni interne ai paesi colonizzatori, così come un libico o un etiope – Dittatura fascista – o un Camerunese o un Namibio – Dittatura Nazista – o un indiano pelle-rossa – Democrazia americana.   

Se leggiamo gli scritti di Gandhi, o diari di Nasser o le idee di Mao Tse Tung ci accorgiamo chel’esito della seconda guerra mondiale e la riorganizzazione del mondo secondo la doppia polarità Est-Ovest (i due blocchi) e Nord-Sud (Terzo Mondo) ne può venire compresa se si considera la seconda guerra mondiale comel’opposizione tra “totalitarismi” e “democrazie”. I combattenti dell’Intifada, il Mahatma Gandhi, gli assassini integralisti di questo stesso Mahatma, i Vietkong, gli Sciti iraniani, gli studenti di Praga nel 1968, il popolo ungherese del 1956. i combattenti afgani degli anni ’80 (così come i Talebani di oggi) i terroristi algerini, i criminali serbi di Milosevich e le tribù ruandesi, non hanno alcuna idea coerente in comune e percorrono tutta l’estensione che il comportamento umano diretto da valori possa percorrere, da un estremo all’altro. Nondimeno, essi sono tanto l’obiettivo di una dominazione unitaria priva di qualunque aspetto “democratico” daparte dei paesi occidentali e asiatici unificati a Yalta, che gli attori coscientemente agenti dta la presenza in essi di una immagine identica e unitaria: liberarsi di una stessa oppressione tirannica da arte dei paesi imperialisti.

 

 

Messa da parte, dunque, ogni considerazione di valore, si deve organizzare la lettura degli avvenimenti storici del XX secolo su una base di coerenza logica e di rigorsa omogeneità dei criteri di classificazione.

 

 

 

 


 


[1] G.Duby, Le origini dell’economia europea, Laterza 1978, p. 97

Nel XVIII secolo abbiamo l’eplorazione e l’occupazione commerciale dell’Amaerica del Nord, dell’Asia e dell’Africa (Francia, Inghilterra, Olanda)